
Lo conosciamo tutti, il peperoncino è un ingrediente molto comune ed utilizzato in Italia soprattutto nelle regione del sud, dove si coltiva con molta facilità grazie alle temperature elevate.
Il peperoncino è il nome comune dato ai frutti di alcune varietà piccanti del genere Capsicum. Pur appartenendo allo stesso genere del Peperone, se ne differenzia per via della Capsaicina, un composto chimico (alcaloide) responsabile della piccantezza della bacca.
Potremo fare una lista lunghissima delle varie specie di peperoncini, in base al colore, forma, e piccantezza. In linea generale però i valori nutrizionali sono assomiglianti tra loro.
Nella cultura mediterranea è risaputo che questo piccante ingrediente abbia delle proprietà straordinarie, soprattutto sul piano salutistico. In questo articolo scopriamo perché è importante conoscere queste peculiarità e soprattutto che effetti si possono avere.
Sostanze attive
Oltre a contenere un discreto quantitativo di Potassio (230mg/100g), di vitamina A (824μg/100g) e vitamina C (230mg/100g), la sostanza attiva che fa la differenza è la Capsaicina. Si tratta di un alcaloide molto poco sensibile al freddo e al caldo che si concentra all’interno della bacca. Viene utilizzato innanzitutto dalla pianta per difendersi da animali erbivori, essendo appunto un metabolita secondario.
Si ritrova nel peperoncino anche un discreto quantitativo di carotenoidi, una classe di molecole con attività antiossidante, che danno il tipico colore rosso al frutto.
Funzioni
Antidolorifico: la capsaicina a livello cellulare va a stimolare l’attivazione del suo recettore (TRPV1) rilasciando diverse sostanze dai terminali periferici del sistema nervoso. Queste contribuiscono all’insorgenza di dolore e infiammazione, ma blocca anche il trasporto di queste sostanze e altri neurotrasmettitori. Tuttavia, è stato recentemente compreso che l’effetto antidolorifico della capsaicina è principalmente una conseguenza di una perdita di funzionalità delle fibre nocicettive somatiche.
In effetti, la defunzionalizzazione indotta da capsaicina di queste fibre non deriva solo dall’esaurimento dei neuropeptidi, ma anche dalla perdita del potenziale di membrana, dal blocco del trasporto di neuropeptidi e da una retrazione reversibile dei terminali cutanei. Le terminazioni nervose collassano a causa del sovraccarico di calcio indotto dall’attivazione di TRPV1, con perdita della funzione mitocondriale, inibizione metabolica e interruzione dell’integrità della membrana terminale, esplicando così la sua funzione analgesica.
Rilascia somatostatina: ormone che calma le infiammazioni.
Riduce le complicanze dell’obesità: è implicato in svariati meccanismi legati all’obesità, in particolare accelerando il metabolismo, riducendo l’appetito, incrementando lo scioglimento del grasso durante gli esercizi, riducendo le cellule adipose.
Protegge da rischio cardiovascolare: previene la formazione di coaguli a livello sanguigno, migliora i livelli di colesterolo, riduce il ritmo cardiaco e previene le aritmie.
Antitumorale: è stato visto che sugli animali induce nell’80% dei casi la morte delle cellule tumorali del carcinoma della prostata e di quello mammario.
La capsaicina è inoltre classificata come stimolante cutaneo poiché aumenta il flusso di sangue nei vasi (effetto vasodilatatore) riducendone la resistenza e l’elasticità delle loro pareti. Tale azione associata alle proprietà antidolorifiche fa del peperoncino un utile rimedio nel trattamento di artriti, dolore neuropatico, nevralgia posterpetica, neuropatia diabetica, dolore cervicale e mal di testa.
Addirittura, essendo uno stimolante cutaneo, può essere utilizzato direttamente sulla cute per esempio del cuoio capelluto per stimolare la circolazione dei bulbi piliferi.
Il peso delle informazioni
Vorrei sottolineare l’importanza di prendere queste informazioni con le dovute cautele, soprattutto quando si parla di effetti così importanti, come quello antitumorale, piuttosto che antidolorifico o protettivo dal rischio cardiovascolare.
Sono informazioni che è giusto sapere e conoscere circa il fatto che ci sono molti studi scientifici che prendono in considerazione l’effetto della capsaicina. L’importante però è non pensare che mangiando peperoncino si può guarire da malattie o avere effetti rilevanti.
Bisogna sempre considerare le dosi di principio attivo che si introducono. Per questo motivo il peperoncino andrebbe consumato all’interno di una dieta sana ed equilibrata per il piacere in sé che può conferirci a livello culinario, sapendo anche che può avere come detto delle proprietà positive in certi casi.
Quando è meglio limitare o evitarne il consumo:
Ci sono delle situazioni particolari in cui è sconsigliato mangiare peperoncino, in particolare in quelle persone che soffrono di gastrite o ulcere gastriche. Non ci sono problemi invece per chi soffre di reflusso gastro-esofageo, in questo caso è consigliato limitare l’uso delle spezie ma il peperoncino è concesso.
Conclusione
Questo magico ingrediente della nostra cucina, come abbiamo visto, ha proprietà molto importanti. Non a caso apparteneva già alla cultura delle popolazioni indigene delle Americhe ancor prima di utilizzarlo qua, nell’area mediterranea.
Viene definito il “grande medico” appunto per i suoi svariati usi, non solo in cucina come ingrediente piccante e colorato, ma anche in campo medico come alleato verso alcune patologie.
Tuttavia, vorrei ricordare che il peperoncino è pur sempre un ingrediente e per questo motivo non va confuso come medicinale. Pertanto va consumato come si può consumare un qualsiasi ingrediente, sempre in uno stile di vita sano ed equilibrato.
Bibliografia
I. Nagya, P. Santha, G. Jancsob, L. Urban,The role of the vanilloid (capsaicin) receptor (TRPV1)in physiology and pathology, European Journal of Pharmacology, 2004.